Torna alla Home


Lo Stato, dopo essersi premurato di tutelare la razza con un decreto dell'allora presidente della Repubblica" Francesco Cossiga, datato 21 dicembre '88, non si è mai preoccupato di fare seguire provvedimenti economici concreti, per cui, incredibilmente il lupo italiano rischia di vedere inquinato il proprio patrimonio genetico per mancanza di mezzi finanziari che consentano di controllarne rigorosamente la riproduzione.
«Nonostante le svariate dichiarazioni di intenti e le buone parole - afferma Mario Messi, fisico minuto, ma dentro una volontà d'acciaio - la situazione è sempre gravissima e del tutto insostenibile. Ho perso di mia tasca svariati miliardi e tanti altri ne avrei potuto guadagnare se solo l'avessi voluto, vendendo i cuccioli a diversi milioni l'uno, ma adesso sono proprio allo stremo». 

L'Ente per la tutela e la riproduzione del lupo italiano (Etli) dispone di entrate che raggiungono, nonostante l'entità dei compiti a cui è deputato a malapena un decimo della cifra occorrente per la gestione ordinaria, quantificabile attorno al miliardo l’anno. «Forniamo un servizio pubblico con i nostri lupi - prosegue Messi - e da troppi anni siamo qui ad aspettare invano gli aiuti dello Stato. 

Tre disegni di legge, nel '91, '92 e '94, sono decaduti per scioglimento anticipato del governo. Adesso non ci resta che sperare che la legge di finanziamento licenziata sei mesi fa dal Senato passi in tempi brevi anche alla Camera. Mi sembra impossibile che in un Paese come l'Italia, non il modo di impedire la distruzione di un patrimonio biologico, scientifico e di utilità sociale come questo, che lo Stato per di più si è trovato regalato senza aver speso una lira».

Il lupo italiano è protetto da una normativa dello Stato che, per motivi di conservazione genetica, ne vieta la commercializzazione e la riproduzione al di fuori dell'Ente per la tutela della specie di cui Mario Messi è presidente.
Per questo motivo esistono soltanto 650 esemplari, 50 dei quali in forza al Corpo forestale, e ogni anno nascono soltanto poche decine di cuccioli. In sostanza, è possibile soltanto l'«affidamento» gratuito, tassativamente regolamentato questo animale non si vende. Alle lobby del commercio dei cani va bene così: chi ha paura del lupo italiano?

L'Ente di tutela non ha fondi per la riproduzione dei 650 esemplari e la Camera se ne disinteressa

ALBERTO CAGNATO

(Fonte: Il Giornale 20/6/'99)

 
<<||| Torna Indietro ||